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martedì 19 febbraio 2013

L'ABRUZZO CONTERA' NELL'ITALIA GIUSTA



Domani, MERCOLEDI 20 FEBBRAIO, alle ore 17:30, presso la sala consiliare, incontreremo i candidati del Partito Democratico alla Camera e al Senato.
Sarà l'occasione per conoscere e approfondire le idee del PD per l'Italia e per l'Abruzzo.

sabato 12 gennaio 2013

MORALITA' E LAVORO


Riportiamo integralmente l'articolo di Alfredo Reichlin, pubblicato su L'Unità di oggi.

“La rivoluzione dei democratici”, di Alfredo Reichlin



E’ cominciata – e andrà avanti, e sarà al centro dello scontro elettorale – la discussione sulle cosiddette “agende” quella di Monti o quella di Bersani.
È naturale. Cercherò anch’io di dire la mia. Ma intanto, nelle ultime settimane è avvenuto qualcosa che non ha precedenti, e che già, fin d’ora, rappre- senta un mutamento delle forze in gioco. Entrano nuovi attori e questo non potrà non avere profonde conseguenze. Quali è difficile valutare nell’immediato ma tutto ciò suscita in me grandi speranze e nuovi interrogativi.
Il fatto è grosso. Le candidature al nuovo Parlamento presentate dal Pd non stanno più nei limiti di un vasto ricambio. A me sembrano, piuttosto l’avvento, dopo decenni, di una nuova classe dirigente. Non è una piccola cosa. E in più il fatto che nella vecchia, maschilista, cattolica Italia il 40% dei parlamentari del centrosinistra sarà composto da donne. Non è un ricambio. È una rivoluzione.
Altro che l’«agenda Monti non si tocca», caro vecchio amico Umberto Ranieri. Sono le cose che la toccano. E poiché dopotutto l’economia non è un rapporto tra «cose» (gli insindacabili mercati) ma tra «persone», anche le «scandalose» polemiche di Fassina sul rapporto tra «rigore» e sviluppo presto appariranno datate.
Di colpo, a fronte di un fenomeno come questo, un vecchio militante come chi scrive si sente come lontano, spiazzato, spinto più che a parlare a capire. Questo da un lato, dall’altro quel militante, che poi sono io, vede riaprirsi un orizzonte, quello in cui la politica cessa di essere solo una lotta per il comando tra vertici ristretti e torna a essere lo strumento che offre agli uomini, associati tra loro (e non solo i ricchi), la capacità di incidere sulle decisioni dello Stato e di decidere del proprio destino. Del resto sta tutto qui il senso della mia lunga militanza, e spero solo che invece non venga avanti un nuovo ceto politico interessato quasi soltanto alla conquista delle cariche pubbliche.
È con molta attenzione che bisogna leggere le idee e i programmi. Perché un programma non può essere il solito elenco di «occorrismi» (occorre fare questo, occorre fare quest’altro) e di promesse. Da un lato, un programma è una «visione» complessiva del Paese e dei suoi possibili sviluppi storici (quale Italia europea di domani). Dall’altro è il «come»: con chi e contro chi è possibile realizzarlo. È presuntuoso da parte mia dire alla nuova classe dirigente che questo è il suo compito? Ricordo una discussione con Pietro Scoppola negli anni della fondazione del Partito democratico. Il Pd – egli diceva – se vuole avere un futuro non deve fondarsi solo sul programma (pure indispensabile), ma avere un disegno storico e assumere la missione di riformare in senso anche morale un Paese che è antico ma ha una debole idea di sé e del proprio destino. La preoccupazione dominante di questo grande amico era combattere la crisi di identità sia delle persone che delle comunità, aggravata dalle spietate logiche speculative di un superpotere finanziario che è arrivato a negare soprattutto ai giovani la libertà di costruirsi una vita propria attraverso il lavoro. Mi colpisce che adesso, anni dopo, Bersani dice più o meno la stessa cosa: moralità e lavoro.
Dietro queste due parole ci deve essere la consapevolezza della sfida che il processo di costruzione di una nuova Europa lancia all’Italia. Se il nostro Paese non vuole uscire dalla storia moderna, esso deve essere ricostruito. Perciò il Pd non accetta lezioni da Monti. Perché non sto parlando solo dell’economia monetaria ma del modo di stare insieme degli italiani. È questo che deve essere cambiato, qualcosa di simile – per capirci – a ciò che toccò ad altri giovani di fare, dopo il fascismo e a fronte di un cambiamento come la fine dell’Italia contadina. Non si va in Europa con questo Mezzogiorno (il problema principale del Paese di cui nessuno parla); con questa corruzione; con questa inefficienza dello Stato; con questa disoccupazione. Abbiamo fatto benissimo a sostenere il governo di Mario Monti. Era la condizione per tornare europei. Ma adesso ciò che conta è la capacità di mobilitare il capitale umano e il capitale sociale italiano secondo un nuovo disegno nazionale. Forse anche tra di noi è ancora troppo debole la severa consapevolezza che spetta a noi assumere la responsabilità molto pesante di guidare l’Italia perché è evidente che senza il Pd l’Italia non va da nessuna parte.
Il problema più impellente è come si esce dalla crisi di un sistema che si regge sui debiti e sulle rendite finanziarie, per pagare le quali stiamo bruciando i posti di lavoro e i mobili di famiglia. Il problema è questo, non è Vendola. In pratica è quello di chiedersi come avviare un nuovo ciclo economico nella consapevolezza che anche per rispondere ai formidabili mutamenti demografici del mondo extraeuropeo occorre una ripresa del tasso di crescita e, soprattutto, un miglioramento dell’efficienza del sistema Paese. Si tratta quindi di dire chiaramente se pensiamo a un nuovo ciclo trainato ancora dalla crescita dei consumi privati, oppure da un tipo di sviluppo diverso, in cui la crescita della domanda interna sia determinata da un flusso di investimenti pubblici rivolti a fare compiere all’apparato produttivo un salto di qualità, verso la green economy per consentirgli di riposizionarsi adeguatamente in un mercato mondiale in profondo cambiamento.
È solo con forti aumenti della produttività che possiamo sostenere il debito senza uccidere l’economia reale. Tutto sta quindi nel potenziare i beni pubblici, quali la messa in sicurezza e la volarizzazione del territorio, il complesso delle infrastrutture, l’istruzione, la sanità, la ricerca, la giustizia, l’ordine pubblico. Resta da vedere come uno sviluppo trainato da beni pubblici possa esse- re finanziato in una situazione di bilancio così deteriorata. Io penso che, probabilmente, questo sarà il principale problema della politica economica nei prossimi anni. E una risposta a questo problema non potrà essere data senza la collaborazione europea e senza inventare nuove forme di collaborazione fra privato e pubblico, sia per quanto comporta la messa in campo di nuovi modelli di finanziamento degli investimenti, sia per quanto riguarda nuove forme di welfare e di utilizzo di capacità sociali.
Ecco perché mi chiedo quale sarà il pensiero e il linguaggio del nuovo ceto dirigente del Pd. Come cambierà il suo senso comune rispetto alla vecchia egemonia liberista? Come staranno insieme culture molto diverse tra loro, come dice l’elenco dei candidati al Parlamento che va da Mario Tronti, al dirigente della Mac Kinsey, al cattolico militante? Confesso che ponendomi questa domanda ho ripensato a Bruno Trentin, che fu un grande capo della Fiom e poi della Cgil. Insomma – si tenga forte il professor Monti – il Landini e la Camusso del suo tempo. Io ricordo bene il modo con cui Bruno pensava il lavoro moderno. La libertà prima di tutto, si intitola il suo ultimo libro. E la libertà per Trentin è autonomia delle persone. autodeterminazione, possibilità di autorealizzazione. È quindi la dignità e la libertà del lavoro. Perché è con il lavoro e attraverso il lavoro che l’uomo si realizza. Per Bruno il lavoro è il diritto dei diritti, il garante fondamentale della libertà della persona. È evidente la diversità rispetto alla dottrina liberale. Ma è un pensiero diverso anche rispetto alla concezione che fa dipendere la liberazione umana dalla proprietà collettiva e dal primato dello statalismo e del classismo. Quella di Trentin era una concezione del lavoro direi perfino antropologica, cioè come il tratto più tipico della condizione umana. Ed è per questo che il lavoro sta alla base di una economia moderna che non produce solo vecchie merci, ma beni immateriali. Il lavoro è quindi il fondamento dello sviluppo della società moderna e della democrazia. Moralità e lavoro. Esiste ancora un nesso tra passato e presente.
L’Unità 12.01.13

venerdì 11 gennaio 2013

COMUNICATO SUL PORTO

 


Riportiamo il comunicato stampa congiunto dei gruppi consiliari di minoranza, Uniti per la Ripresa e San Vito Bene Comune, in risposta all'articolo apparso sul sito videocittà.it sul dibattito in corso in merito al progetto del porto turistico.


Il Partito Democratico Sanvitese condivide in pieno i contenuti del comunicato che segue:


COMUNICATO STAMPA

In merito all’articolo “San Vito: approdo turistico e solite vecchie polemiche”, pubblicato sul sito videocittà.it in data 7/1/13 a firma Francesco Flamminio, sentiamo l’obbligo di fare alcune precisazioni.

Nell’articolo in questione si vuole far passare l’importantissimo dibattito aperto sul futuro della costa sanvitese come una polemica tra uno sparuto numero di ambientalisti chiassosi e un’amministrazione illuminata che vorrebbe lo sviluppo del territorio.
La questione è molto più complessa, in realtà. Proviamo a fare chiarezza.
Partendo dal presupposto che l’associazione da prima repubblica cemento-costruzione-progresso è stata terribilmente smentita dai fatti, riducendo lo stivale ad un cimitero di scheletri di cemento e strutture senza significato, realizzante in gran parte con soldi pubblici.
Prima di esaminare il progetto in sé, lavoro immane e  molto tecnico rallentato dall’ostruzionismo della maggioranza che ha permesso l’accesso agli atti del consiglio comunale soltanto ventiquattro ore prima della data di convocazione, già da una prima analisi sommaria sembrano esserci delle lacune, ciò che i gruppi di minoranza San Vito Bene Comune e Uniti per la Ripresa, insieme ad altre associazioni, partiti e cittadini presenti sul territorio sanvitese, contestano, è la procedura utilizzata dall’amministrazione nell’approvazione e il mancato coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale.

L’autore dell’articolo afferma che di concreto in realtà non c’è nulla, omettendo, di fatto, l’unica cosa che di concreto c’è: 140000 euro, più IVA e oneri, che il Comune di San Vito ha pagato (finora) per questo progetto, facendo ricorso alla Cassa Depositi e Prestiti. Questa cifra, si giustificano gli amministratori, verrà interamente rimborsata dall’imprenditore che realizzerà l’opera. E se nessuno dovesse essere interessato a realizzarla? In questa ipotesi, peraltro non remota (lo stesso Flamminio nell’articolo lo afferma), la cifra resterà a carico delle casse comunali e il progetto dell’approdo andrà a fare compagnia a quelli precedentemente approvati da altre amministrazioni nei capienti cassetti del municipio.
Un dejavù amministrativo e politico del quale Nuova Alleanza per San Vito si assume tutta la responsabilità, sorda come al solito alle proteste delle minoranza, chiusa come sempre nelle stanza dei bottoni a decidere a colpi di maggioranza.
Ma non finisce qui.
Da diverso tempo l’amministrazione sanvitese, non ritenendo evidentemente adeguato il personale tecnico già a disposizione, si è dotata di un consulente che percepisce circa 20000 euro l’anno, li percepirà fino a fine mandato e nessun imprenditore mai rimborserà queste cifre ai sanvitesi. 
Il consulente in questione è incaricato, esclusivamente, di seguire i progetti del Porto Turistico e del Resort.

Proprio a proposito del Resort, nell’articolo di ieri, l’autore dimostra una certa superficialità dato che, per esempio, omette il fatto che la zona da lui definita “abbandonata e selvatica” non è edificabile, ma dovrà diventarla mediante una variante al PRG studiata ad hoc su richiesta dei proprietari del terreno stesso.

Per Resort e porto, quindi, nonostante lo stesso superconsulente, due percorsi diversi: nel primo è il privato che presenta un progetto, seppur molto sommario, al pubblico, nel secondo è il pubblico che finanzia un progetto per un eventuale privato interessato, senza alcuna garanzia di copertura.
Tanto ci sarebbe ancora da dire, ma ci sembra di aver dimostrato che non si tratta di “posizioni precostituite di ambientalisti talebani che poi usano l’automobile” (immagine tra l’altro abusata e anche opinabile), ma di tutt’altro.
L’auspicio delle minoranze è che si possa avere un sano e reale confronto pubblico su questi due progetti che l’amministrazione sta portando avanti, per fare la dovuta chiarezza e per intraprendere percorsi il più possibile condivisi.



                                                                                                   Gruppo consiliare Uniti per la Ripresa
                                                                                                   Gruppo consiliare San Vito Bene Comune                                                                                                                         

domenica 30 dicembre 2012

RISULTATI PRIMARIE PER LA SCELTA DEI PARLAMENTARI


Questi i risultati delle primarie, tenutesi ieri, per la scelta dei parlamentari del Partito Democratico:

RISULTATI SAN VITO CHIETINO:

1- Giovanni LEGNINI 201 preferenze
2- Maria AMATO 184
3- Valentino DI CAMPLI 36
4- Camillo D'ALESSANDRO 31
5- Gianna DI CRESCENZO 26
6- Tina DI GIROLAMO 5
7- Patrizia DI GREGORIO 3
8- Lina MARCHESANI 2
9- Enrico BRUNO 1
10- Angelo POLLUTRI 0

RISULTATI IN PROVINCIA DI CHIETI:

1- Giovanni LEGNINI 3570
2- Maria AMATO 3066
3- Angelo POLLUTRI 1784
4- Camillo D'ALESSANDRO 1626
5- Gianna DI CRESCENZO 1566
6- Patrizia DI GREGORIO 705
7- Tina DI GIROLAMO 603
8- Lina MARCHESANI 581
9- Valentino DI CAMPLI 544
10- Enrico BRUNO 267

Per quanto riguarda le altre province, a L'Aquila i più votati sono stati Stefania PEZZOPANE e Giovanni LOLLI, a Pescara Toni CASTRICONE e Vittoria D'INCECCO, a Teramo Tommaso GINOBLE  e renzo DI SABATINO.

martedì 27 novembre 2012

RISULTATI PRIMARIE ITALIA BENE COMUNE


Domenica 25 anche a San Vito il popolo del centrosinistra è stato chiamato ad esprimere il proprio voto per la scelta del candidato alla Presidenza del Consiglio della coalizione Italia. Bene Comune (PD+SEL+PSI).
Hanno partecipato a questa giornata di democrazia 367 sanvitesi, numero che rispecchia in proporzione l'affluenza nazionale, con qualche decimo di punto percentuale in più. 
Si è avuto un incremento di partecipazione sia rispetto alle primarie 2007 (quelle di Veltroni per intenderci) quando votarono 303 persone, sia rispetto alle primarie per la scelta del segretario del PD nel 2009 (vinte da Bersani), quando votarono si 430 persone, ma a San Vito ospitavamo anche le sezioni elettorali di Treglio.
Il risultato numerico domenica ha visto una netta affermazione di Bersani con 244 preferenze, seguito da Renzi con 88, Vendola con 23, Puppato e Tabacci 3.
Al di là dell'esito della competizione ciò che mi preme sottolineare è stata la partecipazione di persone che grazie a queste primarie si sono avvicinate per la prima volta alla politica attiva, portando nuova linfa al Partito Democratico e a tutto il centrosinistra locale e dimostrando che la scelta coraggiosa di affidare ad una consultazione aperta la scelta del candidato è sempre vincente.
Un immenso ringraziamento va ai volontari sanvitesi, che, come nel resto d'Italia, hanno sottratto tempo alle famiglie, agli affetti, allo svago per consentire tutto ciò. Facciamoci un applauso, non credo di peccare di presunzione se affermo che nessun altro movimento politico in Italia, ma anche in Europa, ha la forza e l'entusiasmo per organizzare qualcosa di simile. Ci provasse Grillo, che in queste ore rode d'invidia e cerca di screditare il nostro lavoro.
Domenica prossima voteremo per il ballottaggio, tra Bersani e Renzi, e a San Vito sarà possibile farlo nello stesso seggio allestito per domenica scorsa, portando semplicemente il certificato rilasciato al momento dell'iscrizione. Per regolamento non potrà votare chi non è già iscritto, a meno di una valida motivazione (es. se si era fuori paese) che dovrà essere comunicata al Comitato Provinciale.
Dal 3 dicembre avremo un candidato alla Presidenza, e bersaniani, renziani, vendoliani ci ritroveremo ad affrontare tutti insieme una difficile competizione elettorale, che ci vedrà opposti in particolar modo al populismo, al qualunquismo e alla demagogia antipolitica che soffia forte sull'Italia. 
Ci ritroveremo insieme anche a San Vito, per discutere e fare proposte su temi nazionali ma anche locali, non dobbiamo e non possiamo fare l'errore di disperderci, e non lo faremo.
Di nuovo grazie a tutti, appuntamento a domenica!

                                                                                                                              Guerriero Giannantonio



martedì 6 novembre 2012

SAN VITO X BERSANI

Inizia l'avvicinamento alle primarie del 25 novembre a San Vito, con l'iniziativa a sostegno di Pierluigi Bersani.